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Intoduzione alle piante carnivore


Che la sensibilita' sia esclusiva del regno animale e' concetto da discutere: senza dubbio la sensibilita' intesa come consapevolezza di quanto accade al di fuori ed all'interno di un organismo vivente e delle reazioni che in tal senso sono conseguenti agli stimoli, e' un fenomeno esclusivo del mondo animale: anzi, degli animali evoluti. Ma se per "sensibilita'" vogliamo qui intendere la somma delle proprieta' che la cellula vivente - sia animale, sia vegetale, possiede, e che le consente di ricevere le impressioni, gli stimoli dell'ambiente esterno e di reagire, allora dobbiamo ammettere che il fenomeno interessa anche i vegetali.
Anzi, in alcuni casi le reazioni agli stimoli sono tanto evidenti da essere percepite anche dal piu' sprovveduto degli osservatori.

La diversita' di cattura nelle piante carnivore e' impressionante. Vivendo sulla terra, nell'acqua o essendo epifite, esse intrappolano bene la microfauna sotterranea, gli animaletti acquatici, le prede striscianti o volanti. Se la taglia delle prede resta tutto sommato piccola, bisogna notare che una specie, Nepenthes Rajah, che vive nel Borneo sul monte Kinabalu, possiede delle grandi urne (ascidi) nelle quali sono stati ritrovati resti di giovani topi.
Durante i loro pasti, i vegetali carnivori, per la maggior parte secernono deversi enzimi che dissolveranno i tessuti senza toccare la chetina o lo scheletro. Alcuni batteri assicurano solo in alcuni casi questa funzione. Il genere "Nepenthes" produce una sostanza digestiva simile alla pepsina, la nepenthesina. Diversamente, le Heliamphora e Darlingtonia, non possiedono che dei batteri. Ma la maggior parte delle carnivore libera degli enzimi.
I tempi di digestione possono andare da qualche ora ad una quindicina di giorni. Capita che il vegetale si dedichi a "festini pantagruelici" che possono portare ad un'indigestione dovuta ad una troppo grande secrezione di enzimi; questi necronizzeranno allora i tessuti e la pianta perdera' una delle sue foglie-stomaco.

Ci sono degli studi fatti sugli abitanti degli ascidii di alcune piante carnivore. Si tratta di piccoli animali che si sistemano all'interno appena sotto l'orlo dell'ascidio, stando attenti a non scivolare giu'. Qui attendono che gli insetti si avvicinino attratti dai fluidi nettarini secreti dalla pianta, mangiandoseli poi al suo posto.


Distribuzione delle specie

La maggior parte delle piante carnivore vive nelle foreste equatoriali e tropicali dell'india, della Malesia, del Madagascar (Nepenthaceae); negli estesi pantani dell'Amazzonia, della Carolina e della Florida (Sarracenia, Darlingtonia). Se ne conoscono circa cinquecento specie, fra le quali anche qualche fungo (Zoophagus insidians, Sommerstoffia spinosa). Sono quasi tutte erbacee, osuffrutici con foglie verdi. Appartengono a famiglie varie e distanti filogeneticamente. Le caratteristiche si devono percio' considerare solo un fenomeno di "convergenza funzionale e morfologica". Possiamo ricordare le Nepenthaceae, Cephalotaceae, Sarraceniaceae, Asclepiadaceae, Lentiburiaceae e Droseraceae.


La "vita" del terreno*

Le "piante carnivore" o "insettivore", non godono di solito di buona fama, perche' sono state spesso presentate da divulgatori come "piante assassine" o con altri simili titoli. In realta' rappresentano una delle tante soluzioni geniali, che la vita ha saputo esprimere per poter affermarsi, o quanto meno resistere, in terreni particolarmente difficili e inadatti. Ambiente ostile alla vita vegetale e' il suolo argilloso acido, con un pH assai basso. Ha talvolta apparenza di fecondita'; perfino un aspetto di pinguedine. Spesso e' straordinariamente ricco di acqua, che e' la sostanza "determinante" per la crescita delle piante. Puo' essere una torbiera, o la fascia di terra che circonda una palude, o il grasso e ombreggiato humus delle selve, oppure il pascolo di alta montagna al quale non manca il costante contributo dei quasi quotidiani temporali estivi.
Un terreno, quando e' troppo inzuppato d'acqua, risulta "fisiologicamente arido" e secco. Ogni bolla d'aria viene cacciata dalle porosita' del suolo, il quale diventa in tal modo asfittico. Le radici non hanno la possibilita' di respirare; quindi non compiono la loro funzione principale, l'assorbimento, pur essendo quasi immerse nell'acqua; oppure riescono a lacorare in misura assai ridotta. Influiscono pure in senso negativo, rallentando l'assunzione dell'acqua da parte delle radici, l'estrema diluizione delle soluzioni e la bassa temperatura, che sono proprie del suolo troppo umido.
Un altro grosso inconveniente si verifica. I batteri, che a miriadi popolano e quasi "vivificano" il terreno, non possono vivere in ambiente acido. E fra i microorganismi, sostengono un ruolo di importanza notevolissima nella fertilizzazione del suolo i nitrosobatteri e i nitrobatteri. Essi favoriscono la trasformazione dell'azoto delle sostanze organiche in sali inorganici, nitrosi o nitrici, che rappresentano la forma appetibile. Avviene in tal modo, come per l'acqua, che anche l'azoto rimanga abbondante ma inutilizzato. Lo stesso odore che promana dallo stagno indica questo stato del terreno, solo apparentemente grasso e ricco: non e' sgradevole, ma leggermante pesante; e, senza essere acuto ne' penetrante, impregna diffusamente l'aria di qualche cosa che rivela un'incipiente putrefazione.
L'ossidazione e la demolizione chimica delle lunghe catene delle sostanze proteiche, pur rappresentando una forma di degradazione (entropica), sono cosi' lente che all'atto pratico si possono considerare inesistenti.


Duplice adattamento*

In quest'ambiente "difficile", le reazioni chimiche torpide costituiscono un inceppo alla vita vegetale, che pur tende a esplodere ovunque.
Ma le piante non si sono date vinte neppure in tali situazioni "ostili". Piuttosto che non assolvere il loro compito di "colonizzare" il suolo, hanno acquistato funzioni nuove che si ritenevano esclusive degli animali. Non potevano rinunciare alla nutrizione azotata, che e' insostituibile per l'elaborazione del protoplasma e per la costruzione di cellule vive. E hanno "tentato" l'alimentazione animale.
Trasformare alcune delle proprie foglie in trappole per la cattura di piccoli animali, non risolveva che la prima parte del problema. Bisognava creare un organo della digestione, "uno stomaco" per digerire la carne, assorbirla e renderla adatta alla costruzione di altra sostanza viva. Le piante carnivore hanno plasmato organi nuovi, capaci delle due funzioni, quella della cattura e quella della digestione. Il primo adattamento e' il piu' appariscente, quello che piu' stupisce. Ma la sostanza del problema e' risolta solo da quella catena di reazioni chimiche che ripete la serie delle trasformazioni che si susseguono durante la digestione animale dei protidi.


Apparecchi per la cattura*

I dispositivi di presa possono essere piccoli trabocchetti, o vere trappole che scattano al piu' leggero contatto, oppure superfici spalmate di sostanze vischiose o viscide che trattengono o fanno sdrucciolare la preda.
Sono sempre le foglie che creano l'apparato subendo strane metamorfosi. Spesso il lembo si ravvolge o si scava plasmando un calice, chiamato ascidio. La Nephentes gracilis possiede foglie ampie, ben distinte in tre parti: una prima, laminare, compie le funzioni proprie dei nomofilli; la porzione mediana, sottile, a mo' di viticcio, sostiene la parte terminale che si e' trasformata in un'elegantre coppa. Questa, pur comportandosi "passivamente", adesca le piccole vittime con secrezioni zuccherine. Un tipico esempio di foglie trasformate in apparati con movimento a scatto, e' dato dalla Dionaea muscipula. Le sue foglie, lunghe quasi sei centimetri, hanno un picciolo spatolato terminante in un lembo che si chiude repentinamente lungo la nervatura mediana al minimo contatto. Le setole, che orlano il margine del lembo, hanno, a chiusura avvenuta, l'aspetto di una cernierina lampo. Nelle abtazioni di Oporto (Portogallo) si puo' ossrvare un "acchiappamosche" vivo, il Drosophyllum lusitanicum. Questa pianta possiede folgie allungate e cosi' ricche di secrezioni attaccaticce che riesce ad impaniare un gran numero di mosche.


Organi della digestione*

Anche per la digestione e l'assorbimento i meccanismi sono differenti. Non tutte le piante catalogate come carnivore sono carnivore in senso fisionlogico. L'Utricolaria, sad esempio, non possiede enzimi digestivi. Accoglie d'altronde nei piccoli otri una microflora batterica, che demolisce chimicamente la preda; cosi' la pianta si limita ad assorbire quello che e' stato ormai "digerito" dai batteri.
La Sarracenia, come l'Heliamphora, non digerisce in alcun modo gli animali intrappolati; li tiene prigionieri, sfruttando esclusivamente i materiali azotati degli escrementi e quindi della putrefazione.
L'Aldrovanda invece e' fornita oltre che di cellule assorbenti, anche di ghiandole che secernono enzimi proteolitici simili alla pepsina e alla tripsina del nostro stomaco.
Dispositivi piu' perfezionati presenta il Drosophyllum lusitanicum, con cellule che sono simultaneamente secretrici e assorbenti.

* Capitoli tratti da "Le piante carnivore della regione tridentina" di Ferrari Mario.





Classificazione tassonomica delle specie carnivore mondiali


ORDINEFAMIGLIA GENERESPECIEDISTRIBUZIONE





Bromeliales Bromeliaceae Brocchinia (2 specie) hectoides Venezuela



reducta Venezuela







Catopsis (1 specie) berteronia America del Sud, Stati Uniti, Antille










Commelinales Eriocaulaceae Paepalanthus (1 specie) bromelioides










Nepenthales Doseraceae Aldrovanda (1 specie) vesiculosa Europa, India, Giappone, Africa, Australia







Dionaea (1 specie) muscipula Carolina del Sud e del Nord (USA)







Drosera (141 specie)
diffusione mondiale







Drosophyllum (1 specie) lusitanicum Portogallo, Spagna occidentale











Nepenthaceae Nepenthes (piu' di 70 specie)
Indonesia, Australia, Madagascar










Sarraceniales Sarraceniaceae Darlingtonia (1 specie) californica nord-ovest USA







Heliamphora (5 specie) heterodoxa Venezuela



ionasi monte Ilu-tepui, Venezuela



minor monte Auyan-tepui, Venezuela



nutans monte Roraima, Venezuela



tatei Venezuela







Sarracenia (8 specie) alata Ala, Miss, La, Tex. *



flava Va, NC, Ga, Fla, Ala. *



leucophylla Ga, Fla, Ala, Miss. *



minor NC, SC, Ga, Fla. *



oreophila Ga, Ala. *



psitaccina Ga, Fla, Ala, Miss, La. *



purpurea est dell'America del Nord



rubra NC, SC, Ga, Fla, Ala, Miss. *










Saxifragales Byblidaceae Byblis (2 specie) gigantea Australia



liniflora Australia, Nuova Guinea






Cephalotaceae Cephalotus (1 specie) follicularis Australia del Sud










Scrophulariales Lentibulariaceae Genlinsea (19 specie)
America Meridionale, Africa







Pinguicola (69 specie)
America del Nord, Europa, Asia







Utricularia (219 specie)
diffusione mondiale











Martyniaceae Ibicella (1 specie) lutea America Meridionale










Violales Dioncophyllaceae Triphyophyllum (1 specie) peltatum ovest dell'Africa equatoriale, Sierra Leone, Liberia



* Stati degli USA: Ala= Alabama; Fla= Florida; Ga= Georgia; La= Louisiana; Miss= Missisipi; NC= Nord Carolina; SC= Sud Carolina; Tex= Texas; Va= Virginia.





Bibliografia Generale

Attenborough David, 1995, La vita segreta delle piante - storia naturale del comportamento dei vegetali, Piemme Editrice

Darwin Charles, 1878, Le piante insettivore, Unione Tipografico-editrice, Torino

De Wit H. C. D., 1964, Il mondo delle piante, volume I, Piante superiori, Arnoldo Mondadori Editore

Durrell Gerald, 1992, Guida del naturalista - un manuale completo per scoprire la nautra, Arnoldo Mondadori Editore

Ferrari Mario, 1959, Le piante carnivore della regione tridentina, in "Natura Alpina", 1959, n. 1, Bollettino della Societa' di Scienze Naturali del Trentino-Alto Adige, Museo di Storia Naturale della Venezia Tridentina

Juniper B. E., Robins R. J., Joel D. M., 1989, The carnivorous plants, Academic Press Limited

Labat Jean-Jeacques, 1993, L'univers des plantes carnivores, Ed. Du May

Moffett M. W., 1999, Formiche e piante, Un'amicizia particolare, in National Geographic Italia, 1999, National Geographic Society, vol. 3, n. 2, pp. 134 - 145

Tosco Umberto, 1972, Flora esotica, Istituto Geografico De Agostini

Wilkins Malcom, 1989, I segreti delle piante - Come vivono, come si riproducono, come si adattano all'ambiente, Istituto Geografico De Agostini



Siti consigliati

AIPC, Associazione Italiana Piante Carnivore:
http://131.114.23.97/piantecarnivore/index.htm





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